Dopo due anni di pandemia e una pausa dai viaggi fotografici in solitaria, sentivo la necessità di fare uno step importante nella mia carriera. Avevo iniziato a collaborare con un tour operator italiano come tour leader, accompagnando gruppi di viaggiatori in escursioni. Durante questi viaggi di gruppo, avevo poche opportunità di dedicarmi alla fotografia, a meno che non fosse prevista un’attività di safari o avvistamento fauna.
Alla fine dell’estate, sentivo un vuoto nel petto, come se ci fosse qualcosa dentro di me che voleva esprimersi. Sentivo il bisogno di prendere sul serio la mia passione per la fotografia. Era giunto il momento di fare un grosso investimento nell’attrezzatura fotografica. Tuttavia, ottenere un finanziamento dalla banca era impossibile per me, poiché non avevo contratti di lavoro stabili, soprattutto dopo gli ultimi anni di1 pandemia. Non volevo nemmeno chiedere ai miei genitori di aiutarmi, volevo cavarmela da solo. Ma non c’era altra scelta. Ho dovuto chiedere a mio padre di ottenere un finanziamento per lui stesso e poi trasferirlo sul mio conto corrente.
Ottenuto il pagamento, sono entrato nel negozio di attrezzatura fotografica a Siena e ho finalmente compiuto il grande acquisto, passando da Nikon a Canon. A quel punto fui travolto da un vortice di emozioni, così tanto da iniziare a piangere. Gabriele, il proprietario del negozio, mi ha regalato una bottiglia di vino e, ringraziandolo, gli ho chiesto un augurio per la mia nuova carriera fotografica. Era il 7 Ottobre 2021. Il giorno dopo faccio il biglietto per la Romania, viaggio di sola andata.
ROMANIA – OTTOBRE 2021
L’ARRIVO
Esco di casa con gli auguri della famiglia e il rito della nonna di spargere sale grosso nelle tasche per la buona sorte. Prendo il bus Chieti – Roma e vengo prelevato dalla compagnia di noleggio. Prenoto una struttura a Brasov, in Transilvania, per 20 giorni. Voglio fotografare gli orsi bruni in modo autentico e selvaggio. Arrivo alla struttura gestita da una coppia, il marito è una guida escursionistica. Subito mi consigliano dei punti per l’avvistamento di animali selvatici. Dopo una doccia calda, si va a letto.
RECI FOREST E PRIMO INCONTRO CON L’ORSO BRUNO
Avevo un appuntamento nel pomeriggio con una guida naturalistica per avvistare orsi nei pressi del parco nazionale Piatra Craiului.
Prima dell’appuntamento, decido di esplorare la Reci Forest, un posto non troppo lontano dove solitamente si avvista fauna selvatica, ma non riesco a vederne nessuna tranne un capriolo. La mia attenzione cade poi però su un qualcosa di affascinante: un fungo velenoso che lontanamente mi ricordava la famosissima “Amanita Muscaria”, quella rossa con tutti i puntini bianchi.
Durante il pranzo, incontro la guida, che mi racconta che gli orsi vengono spesso alimentati dall’uomo per tenerli lontani dai centri abitati. Lungo il viaggio verso il parco, mentre immagino di fotografare un orso in un bosco autunnale, improvvisamente avvistiamo un orso maschio e subito ci fermiamo per osservarlo. Nonostante le condizioni di luce non fossero ideali, sono riuscito a scattare alcune foto, anche belle, e lì sono rimasto a scattare fino al calar del buio.
Tornato in hotel, mostro le foto al personale, che rimane impressionato. Mi fiondo in camera, eccitato come un bambino, e scarico tutto il materiale della giornata per condividerlo con amici e famiglia.
RITORNO A RECI FOREST
Decido di tornare alla Reci Forest. Prendo la macchina e mi incammino lungo la strada. Ovunque si vedono enormi nidi di cicogne, sui pali della luce e sui tetti delle case.
Mentre cammino e guardo con il binocolo, sono in videochiamata con un amico che si occupa anche lui di wildlife photography e gli racconto del mio primo incontro con l’orso. Chiacchieriamo abbastanza e mentre torno verso la macchina riesco a scorgere la sagoma di un rapace su un prato. Non riesco a capire di cosa si tratti esattamente, ma sicuramente è un gufo comune europeo, data la sua stazza e il modo di volare.
Faccio un altro giro ma non trovo nulla, zero assoluto. Dove avevo incontrato il gufo qualche ora prima, vedo di nuovo qualcosa che si muove e mi avvicino. Era una volpe. Si accorge di me, mi fissa un attimo e poi fugge nel bosco, ma non del tutto, fino a scomparire nel nulla. Si gira e mi fissa, e indovinate un po’? Fa la cacca mentre mi guarda, poi se ne va via… “Grazie Volpe”, ironizzo. Sta facendo buio e con il sole scende anche la temperatura, così torno all’alloggio.
CAPANNO FOTOGRAFICO PER ORSI
La sessione fotografica da capanno è sostanzialmente una casetta fotografica e ce ne sono di diversi tipi: questa qui in Romania è una vera e propria casetta di legno davanti ad una vallata con una vetrata dal quale si può osservare l’esterno. Può contenere diverse decine di persone ed è stata progettata per portare i turisti ad osservare da vicino la fauna selvatica.
Proprio nel corso di una sessione fotografica da capanno, ho avuto la fortuna di scattare foto di un grosso orso maschio con il manto scuro, mancante di un orecchio. La guida mi ha raccontato che l’orso aveva vinto una battaglia territoriale nonostante la ferita di guerra.
Durante il viaggio di ritorno, ho parlato con la guida della mia intenzione di visitare il Macin National Park e lui mi ha dato il contatto di un amico che possedeva un campeggio vicino all’ingresso del parco, chiamato Turtle Camp.
Per un fortuito caso, lui aveva un amico che era titolare di un campeggio proprio ad un paio di km dall’entrata del parco e che aveva anche delle casette bungalow.
Dopo aver impacchettato, ho fatto una chiacchierata con Adrian, spiegandogli la ragione del mio viaggio. Mi ha detto che l’entrata del parco nazionale Macin era vicina. Ero in Romania, avevo tempo e la macchina, quindi perché non approfittarne?
PARCO MACIN
I giorni successivi al parco Macin si sono svolti tutti nello stesso modo. Adrian mi aveva informato dell’ufficio all’ingresso del parco, dove bisognava dichiarare la propria presenza. Ai fotografi veniva chiesto un incredibile 40€ al giorno per l’ingresso, quindi mi ha consigliato di nascondere la macchina fotografica nello zaino e di usarla solo quando necessario. Non avrei mai voluto pagare quella cifra solo perché ero un fotografo, considerando che l’ingresso era gratuito.
Decido comunque di recarmi alla sede del parco, che era un grande edificio con un museo di animali imbalsamati e un ufficio al piano superiore. Mentre ero nel museo, appare una ragazza che diventa la mia guida. Inizialmente parla in inglese, ma quando le dico che sono italiano, continua in italiano. Mi mostra una gigantografia del parco con posti da dove poter vedere i rapaci, in particolare i grifoni, che non avevo mai visto prima, nonostante siano comuni in Abruzzo.
Il parco era una vasta radura con altipiani facilmente scalabili in una decina di minuti di cammino. C’erano tre cunette chiamate “le pietre di Maria” a un chilometro dall’ingresso, raggiungibili facilmente in macchina fino alla base. Le raggiungo subito e mi posiziono sulla vetta della prima “pietra” da cui si può vedere tutta la prateria. C’è un pastore con un grande gregge e un solo cane. Ci salutiamo come segno di rispetto, come fanno i montanari o gli escursionisti quando si incrociano sui sentieri.
RIENTRO IN TRANSILVANIA, VERSO BUSTENI E SINAIA
Scelgo il parco nazionale dei Monti Bucegi come destinazione successiva nel suo viaggio. Le cittadine di Sinaia e Busteni, vicine al parco, sono molto frequentate dai turisti appassionati di trekking. Prenoto un alloggio economico chiamato Casa David a Busteni. Prima di mostrarmi la mia stanza, la signora della struttura mi scrisse su un pezzo di carta tutte le varie attrazioni della zona, tra trekking, cascate e punti di interesse.
MONTI BUCEGI NATIONAL PARK
Tra le varie attività proposte dalla signora della struttura, mi aveva particolarmente incuriosito “la Sfinge Europea”. Così, ho deciso di cercare informazioni su internet e ho scoperto che si tratta di una miniatura della Sfinge situata sui monti Carpazi in Romania.
Dopo una colazione abbondante e aver preparato l’attrezzatura fotografica, mi sono messo in viaggio. Man mano che salivo verso la vetta della montagna, ho notato che i boschi cambiavano colore e si passava da una fitta vegetazione a spazi aperti in pochi metri di strada. Il posto era incredibilmente bello e poco conosciuto. Nonostante segua molti viaggiatori sui social media, penso di essere stato il primo a visitare questo luogo.
Mi sono fermato praticamente ogni 100 metri per scattare foto, sentendomi come un bambino. Non ho dovuto aspettare molto per il primo incontro fortunato: c’era una volpe ai margini della strada che sembrava non essere infastidita dalla mia presenza o dalle persone in generale. Era abituata a trovare cibo facilmente in quella zona. Nonostante non stessi facendo una fotografia completamente selvaggia, ho deciso di immortalare la volpe con un bellissimo primo piano e uno sguardo ammiccante, che è uno dei tipi di foto che preferisco.
Arrivato al grande parcheggio di Piatra Arsa, ho chiesto informazioni generali alla ragazza che mi ha servito. Da lei, riuscii a ottenere informazioni sui sentieri. La ragazza mi disse che seguendo i paletti gialli avrei impiegato circa un’ora e mezza per raggiungere la Sfinge.
La camminata era stupenda, i paesaggi erano mozzafiato e la Sfinge aveva il suo fascino. Decisi di tornare verso la macchina seguendo una deviazione che avevo notato al ritorno, dove c’erano cartelli che indicavano la presenza di camosci alpini, lupi e orsi.
Tornai al rifugio e incontrai il proprietario, Gabriel, che era il fidanzato della ragazza che avevo conosciuto al mattino. Era simpaticissimo e aveva un modo di fare molto italiano che mi faceva sorridere. Oltre ad essere il proprietario del rifugio, era anche una guida escursionistica e durante l’estate portava le persone in escursione Gli chiesi se sapeva di qualche zona dove avrei potuto avvistare degli orsi e lui, con orgoglio, mi disse che viveva proprio lì.
Ero alla guida verso il posto indicato e quando mancavano qualche centinaia di metri, una macchina che scendeva dal lato opposto mi fece un segno con gli abbaglianti. Ero incredulo ma entusiasta. Rallentai, girai la curva e davanti a me trovai una famiglia di orsi bruni: una mamma con due cuccioli. Non potevo credere ai miei occhi. Sembrava che qualcuno dall’alto avesse ascoltato il mio desiderio di fare un incontro del genere in un orario in cui la luce per fotografare era perfetta e soprattutto non c’era nessuno intorno. Era una situazione tutta per me.
Scattai circa 250 fotografie dall’interno della macchina. Catturai la mamma e i cuccioli mentre giocavano, un cucciolone in piedi e tutti e tre insieme. Ma soprattutto, mi resi conto di aver scattato quelle 5-6 fotografie che sarebbero diventate le mie icone, immagini che chiunque avrebbe associato a me perché riflettevano il mio stile e mi rappresentavano.
Non riuscivo a crederci. Era successo tutto senza sforzo, senza bisogno di attirarli con esche. Quella sera, saltai la cena nella struttura per dedicarmi allo sviluppo e al ritocco delle immagini. Nel frattempo, iniziai a pubblicarne alcune. Quella fu una delle giornate più produttive della mia vita come fotografo, e l’investimento che mi aveva fatto piangere il cuore quel giorno a Siena, per l’attrezzatura, aveva finalmente senso.
I giorni successivi si svolsero tutti nello stesso modo. Colazione, tragitto fino a Piatra Arsa dove c’era il chioschetto di Gabriel, pranzo preparato da lui, sole, caffè e poi via verso gli orsi che avrei incontrato altre 4 volte in 6 giorni. Questa è stata la mia meravigliosa permanenza nel Parco Nazionale dei Monti Bucegi in Transilvania, un luogo che ricorderò per sempre con immensa gioia.
CHEILE TURZII E RIPARTENZA
Lasciata la Transilvania, mi dirigo verso Nord. Il 30 di Ottobre avrei ricevuto un gruppo che avrei dovuto prelevare nell’aeroporto di Cluj (in quel periodo collaboravo con un tour operator italiano come tour leader di viaggi di gruppo) ed avevo qualche giorno libero prima che il mio viaggio personale si concludesse.
Trascorsi due giorni in una cittadina poco distante da un luogo caratteristico, le Gole di Turda.
Una vallata ricca con dei sentieri escursionistici molto suggestivi e soprattutto ricco di avifauna.In quei due giorni mi sono dedicato alle poiane cercando di fotografarne una in volo e ci sono riuscito alla grande.
Arrivato il gruppo abbiamo ripercorso il viaggio che avevo appena fatto al contrario verso Bucarest dal quale poi saremmo ripartiti tutti. Loro per tornare in Italia ed io per proseguire il mio viaggio.
Nei giorni precedenti avevo prenotato un volo per Vienna dove oltre a visitare la città (avevo vissuto in totale due anni in Austria ma a Vienna ci ero stato una volta per un cambio treno solamente), avrei rivisto degli amici e lì mi avrebbe raggiunto Michele dall’Italia, che sarebbe stato il mio compagno di viaggio in Polonia.
POLONIA – NOVEMBRE 2021
PARTENZA
Il primo giorno di viaggio è stato un giorno di trasferimento, prelievo del mezzo e sistemazione in struttura.
La tratta era Vienna – Cracovia e sarebbe durata all’incirca 6 ore.I viaggi in treno per me hanno sempre avuto il loro fascino: si è fermi mentre tutto intorno a te si muove e spesso accade che la mia mente inizia a fantasticare contemplando il vuoto immaginando le meraviglie prossime.
Avevamo scelto Cracovia come prima tappa perché avevamo il desiderio di visitare i campi di concentramento nazisti Auschwitz – Birkenau.
I CAMPI DI CONCENTRAMENTO
Da Cracovia c’era soltanto un’ora e venti minuti di tragitto per arrivare ad Auschwitz ed anche se non sono mai stato un grande studioso di storia, negli ultimi anni mi sono avvicniato sempre di più ad uno degli eventi più scioccanti della nostra storia.
Sicuramente i campi di concentramento sono l’icona brutale della seconda grande guerra, una cicatrice che continua a segnare le coscienze di tutto il mondo.
Non mi fermo a descrivere qui in questo diario tutto ciò che ho provato in quel paio d’ore di visita ma mi limito a mostrarvi qualche immagine da me scattata nei campi di Auschwitz e Birkenau.
Angosciatissimi rientriamo in hotel e trascorriamo la sera nel centro di Cracovia.
SLOWINSKI NATIONAL PARK
Ancora un po’ scossi dalla giornata precedente, ci dirigiamo verso il Nord del paese.
Le settimane precedenti le avevamo trascorse documentandoci qua e là per cercare qualcosa di interessante prima di raggiungere la famigerata foresta di Bialowieza, ai confini con la Bielorussia.
Avevamo trovato su qualche libro e su qualche articolo su Internet un luogo molto caratteristico, un paesaggio quasi desertico ma che si trovava sul Baltico: lo Slowinski National Park. Un’enorme duna di sabbia formatasi con la forza del vento del Mar Baltico.
Dalle prime immagini che avevo visto su Internet mi sembrava di stare a guardare uno dei deserti della Namibia con quegli alberi secchi nel mezzo della sabbia. Quel giorno di trasferimento fu l’unico giorno di sole che avremmo incontrato in tutto il nostro viaggio in Polonia.
Oltre al deserto di Slowinski avevamo trovato un altro paio di posti dove andare a fare qualche giro. Il parco dello Slowinski si, era assai particolare e sicuramente meritava una visita.
C’era un pezzo che mi aveva fatto pensare all’Egitto, con queste dune di sabbia ed una roccia appuntita sullo sfondo che faceva pensare ad una piramide.
Di ritorno verso l’hotel, incontriamo un fungo velenoso molto conosciuto per via dei suoi colori sgarcianti: l’amanita muscaria, il famoso fungo rosso con i puntini bianchi. Ero soddisfatto.
BIEBRSKA NATIONAL PARK
In Polonia, in questo periodo, fa buio alle 15:30. Alle 16, non si vede più nulla a 10 metri di distanza. Il Parco Nazionale di Biebrska e la Foresta di Bialowieza sono i luoghi più orientali del paese.
Il Parco di Biebrska è famoso per la sua alta concentrazione di alci in tutta Europa. È una vasta pianura composta da fitte foreste, fiumi, laghetti, acquitrini e distese infinite di bassa vegetazione con livelli d’acqua di 15-20 cm.
La sveglia suonava tutte le mattine alle 5 per iniziare il nostro tour in macchina verso le 5:30 percorrendo le immense strade del parco cercando di avvistare qualcosa col binocolo dai diversi punti che la guida mi aveva fatto vedere nei giorni precedenti.
Una mattina decidiamo di imbatterci in una passerella e guardando col binocolo riusciamo a scorgere la sagoma di un alce. Era una mamma con il piccolo.
Si accorge di noi, ci guarda così ci abbassiamo. Lei rimane lì, ma con sguardo attento. Eravamo molto vicini, dovevamo tentare il tutto per tutto…
Alla fine missione fallita: siamo stati scoperti. Lei ed il piccolo fuggono nel bosco.
L’ultimo giorno invece, completamente inaspettato, c’era un alce cucciolo a poche decine di metri dalla strada principale che invece si è lasciato fotografare tranquillamente. Peccato per la luce, troppo cupa.
VERSO BIALOWIEZA, FINALMENTE…
La Polonia è famosa in termini naturalistici per un motivo tra tanti: è l’unica nazione in cui è presente il maggior numero di bisonti europei. Ve ne sono all’incirca mille e tutti concentrati nella foresta di Bialowieza, ai confini con la Bielorussia.
Alla fine del 2021 c’erano seri problemi di immigrazione illegale ai confini tra Polonia e Bielorussia (non so dirvi con esattezza di cosa si trattava ma le strade erano strapiene di militari, polizia, guardie forestali)
Arriviamo a Bialowieza in tardo pomeriggio ed avevamo prenotato una struttura in un complesso di costruzioni completamente nuove. Avevamo fatto spesa per la cena, per la colazione e per il pranzo a sacco per il giorno seguente dove ci avrebbe atteso la prima sessione fotografica da capanno attrezzato per i fotografi in una zona frequentata da moltissimi animali presenti nella foresta.
ATTRAVERSO LA FORESTA (BIALOWIEZA)
Avevamo circa 45 minuti di strada da percorrere per arrivare al capanno e comunque dovevamo essere presenti sul posto almeno un’ora prima del sorgere del sole
La costruzione era molto bella, adibita ad hoc per 4 persone. Una vera e propria casetta fotografica con la postazione comoda, una bombola di gas che scaldava l’ambiente, un foro sul davanti per posizionare l’obiettivo della macchina fotografica e diversi appoggi per rendere il tutto più comodo (dovevamo restare lì dentro per 8-9 ore).
I primi soggetti a far visita sono diversi uccelli, passeriformi vari e dei picchi ma la vera sorpresa fu dopo neanche una mezz’ora quando arriva un rapace bellissimo, veloce e molto schivo: l’Astore.
Poiché sono amante delle foto, sono riuscito a fotografarlo in volo e non era cosa facile. Poco più tardi venne a farci una visita un altro rapace, più piccolo ed anch’esso non proprio facile da incontrare: lo sparviero eurasiatico.
BISONTI BISONTI BISONTI
Ogni volta che so che sto per andare incontro a qualche giornata determinante per la mia carriera artistica di fotografo viaggiatore ripenso sempre a quando ho iniziato, o per lo meno al periodo in cui avevo partorito dentro me l’idea di voler inseguire la mia passione costi quel che costi pur non sapendo da dove iniziare. A quei periodi di grossa incertezza, a quelle giornate deprimenti in cui mi dicevo che mai avrei potuto permettermi di avere attrezzatura fotografica di livello. Dopo qualche anno posso tranquillamente constatare che volere è potere.
Torniamo al viaggio.
La guida dei bisonti ci viene a prendere alle 6 del mattino e ci siamo disposti in due macchine diverse: lui davanti e noi dietro e comunicavamo con un walkie talkie.
Il piano era il seguente: avremmo seguito la guida che ci avrebbe fatto un segno con le luci per indicarci i posti dove ci saremmo fermati per fare quale incursione a piedi nella foresta e nel caso in cui avremmo visto i grossi mammiferi, ci saremmo fermati ad osservarli e fotografarli.
Il primo incontro non tardò ad arrivare. Ricordo con un certo stupore quel giorno perché la guida ci spiegò come dopo la seconda guerra mondiale vi erano rimasti solo 9 esemplari di bisonte europeo e per lo più tenuti in cattività ma che dopo un lungo programma di salvaguardia della specie, sono riusciti ad arrivare ad un numero tale da poterli re-immettere in natura. Oggi Bialowieza conta all’incirca un migliaio di esemplari.
Il primo gruppo che incontriamo era formato da circa una ventina di esemplari che all’inizio ci guardavano incuriositi destando qualche sospetto ma che già dopo una decina di minuti erano molto più tranquilli e non ci guardavano neanche più lasciandosi fotografare senza troppi indugi.
Quel giorno avevo scattato tantissime fotografie ma ce n’è stata una che più di tutte mi ha colpito particolarmente anche se non rientrava particolarmente nel mio genere. Era una foto da branco, dove tutti gli esemplari guardavano il mio obiettivo e sullo sfondo il bianco opaco della nebbia con gli alberi che sparivano in un manto setato
Dopo un paio d’ore, riprendiamo le nostre attività spostandoci nei pressi di uno dei villaggi adiacenti la foresta che brulicava anch’esso di militari dell’esercito.
LE AQUILE DI MARE
Da sempre gli uccelli rapaci suscitano in me un profondo fascino; forse in loro rivedo molto di me stesso: l’astuzia, l’essere schivi, il guardarsi attorno, la diffidenza.
Ero in macchina verso il posto dove il giorno dopo avrei effettuato la mia sessione fotografica da un nuovo capanno in uno spiazzo di terra pianeggiante ed ampio dove un tizio aveva allestito le sue casette fotografiche.
Ero in coppia con un altro fotografo danese ed avevamo un ampio capanno solo per noi dove siamo entrati alle 5 di mattina fino alle 3 di pomeriggio: 10 ore di eagle photo session.
Fotograficamente fu una bellissima giornata con una dozzina di aquile che si erano avvicinate e più che volentieri bisticciavano tra loro per qualche secondo per aggiudicarsi il pasto della giornata.
La foto più bella di tutte però è stata quella fatta a raffica ad un’aquila che stava volando dritto verso il mio obiettivo alla sua massima apertura alare. Quella è stata in assoluto la foto più bella della mia giornata.
C’era anche stata una mezz’ora in cui aveva iniziato a nevischiare ed in quel frangente sono riuscito a catturare un’immagine bella: un aquila con il collo girato di 180 gradi che guarda il mio obiettivo mentre nevica.
La sessione era ormai conclusa e la prima parte del viaggio in Polonia si stava concludendo. Dopo qualche giorno avrei ricevuto un nuovo gruppo sempre dallo stesso tour operator con cui collaboravo in quel periodo e questa volta però il gruppo era solo fotografico.
Avremmo ripetuto le attività a Bialowieza con i bisonti ed i capanni e sarei poi tornato qui di nuovo dalle aquile con i nuovi ragazzi.
OUTRO – POST VIAGGIO
Non sapevo ancora cosa avrei fatto a Dicembre. Di solito, inizio a lavorare in Austria per la stagione invernale fino ad Aprile. Stavo aspettando fino all’ultimo per sapere se l’Austria avrebbe allentato le restrizioni per la pandemia e se il mio titolare avrebbe potuto aprire il locale. Ma quel inverno, tutto saltò. Così decisi di tornare a Chieti e stare un po’ a casa.
Durante il volo da Varsavia a Roma, il mio estro creativo iniziò a sussurrare nella mia mente: “Perché non organizzare una mostra fotografica per tutto il periodo natalizio, esponendo tutti i nuovi lavori di quest’anno? Sei ripartito alla grande dopo la pandemia, hai nuova attrezzatura, hai fatto 7 viaggi di gruppo, hai visitato 4 nuove nazioni…organizzala!”.
Appena atterrai, mandai un messaggio ad Andrea, che ha un’autofficina di fronte a casa mia. Accanto all’officina c’era un locale vuoto da diversi anni. In passato, Andrea mi aveva detto che se avessi voluto organizzare un evento lì, me lo avrebbe concesso senza problemi.
Arrivai il 3 Dicembre e la mattina dopo andai a parlare con lui. Il 5 mattina eravamo lì a imbiancare le pareti e fare i lavori. Il 7 mi arrivarono tutte le stampe e i quadri con i nuovi lavori del 2021. L’8 Dicembre inaugurai la mia nuova mostra fotografica “Wild Christmas”.
È stato un mese bellissimo, pieno di emozioni e molte sorprese. Ho persino ricevuto la visita del sindaco di Chieti, a cui ho fatto un regalo ovviamente. Ogni weekend ospitavo un ragazzo con cui avevo collaborato in passato, che alleva uccelli rapaci. Insieme organizziamo sempre bellissime giornate a scopo educativo-didattico e la gente ne va letteralmente pazza.
L’idea di realizzare la mostra fotografica in un negozio vuoto è stata vincente. Nessuno nella mia città aveva ancora fatto una cosa del genere, soprattutto con una mostra fotografica di animali in natura provenienti da diverse parti del mondo.